Che ne sarà del paesaggio alpino?

08.05.2009 17:38  Rubrica:  [Ambiente] 

Ieri a Trento il secondo general meeting del progetto ACE-SAP

Riscaldamento globale, antropizzazione, mutamenti climatici, perfino ‘attacchi’ da parte di specie invasive arrivate da tutt’altra parte del pianeta… Riusciranno i taxa più caratteristici dell’ecosistema alpino a sopravvivere a tutto ciò, adattandosi a un ambiente naturale che cambia? Che ne sarà delle verdi conifere alpine, della piccola fauna tipica di quest’habitat, delle specie che ne impreziosiscono la flora e di quelle che ne popolano laghi e torrenti? Studiare il loro ‘stato di salute’, lo stress causato dai mutamenti ambientali già in corso e i margini di adattamento prevedibili è appunto l’obiettivo del progetto internazionale “ACE-SAP - Ecosistemi alpini e cambiamento ambientale: sensibilità e potenziale adattativo della biodiversità”. Ieri al Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento il secondo incontro generale dei ricercatori coinvolti nel progetto, che - a otto mesi dall’avvio ufficiale - può qualificarsi come uno tra i più importanti programmi di ricerca sulla biodiversità a livello mondiale.

Il progetto ACE-SAP è finanziato dalla Provincia autonoma di Trento nell'ambito del Bando Grandi Progetti 2006. Alla ricerca, coordinata dalla Fondazione Edmund Mach, collaborano il Museo Tridentino di Scienze Naturali, il Museo Civico di Rovereto e l’Università della California di Davis, con la partecipazione su temi specifici del Parco Naturale di Paneveggio – Pale di San Martino e dell’Università di Trento.

Il progetto si concentra su 21 specie vegetali e animali caratteristiche della diversità biologica del Trentino, alcune delle quali minacciate di estinzione, utilizzando gli strumenti quantitativi e di modellizzazione più all'avanguardia nell'ecologia, con approcci mutuati anche dalla genomica umana.

Una cinquantina i ricercatori - botanici, zoologi, genetisti, climatologi, modellisti – riuniti ieri a Trento per confrontarsi sullo stato di avanzamento dei lavori. Nel corso dell’intera giornata si sono alternati interventi espositivi e momenti di dibattito, anche critico. Rilevante l’ apporto in tal senso del comitato consultivo internazionale (Scientific Advisory Board: Eliot McIntire, Laval University in Québec; Leonard Ferrington, University of Minnesota; Mike Bruford, Cardiff School of Biosciences; Giovanni Vendramin, Plant Genetics Institute, Sesto Fiorentino). Professionalità ed esperienze di levatura che, con apprezzamenti per quanto fatto finora e suggerimenti per la prosecuzione, hanno offerto molteplici stimoli ai giovani ma qualificatissimi team di ricerca.

La sfida, sottolineata anche nell'incontro di ieri, sarà quella di ottenere una sintesi rispetto a dati molto diversificati, per una comprensione più ampia e profonda dei cambiamenti ambientali dovuti ai mutamenti climatici e all'uso del territorio da parte dell'uomo, ma anche alla capacità di adattamento delle diverse specie rispetto a queste variabili. Obiettivo finale del progetto, fornire strumenti innovativi per poter gestire e tutelare la biodiversità e il territorio che essa contraddistingue con nuova consapevolezza

 



(Ente coordinatore: Fondazione Edmund Mach)