Picea abies

ACE-SAP - Specie
Tassonomia Classe: Pinopsida; Ordine: Pinales; Famiglia: Pinaceae; Subfamiglia: Pinoideae: Genere: Picea
Specie Picea abies
Nome comune

Abete rosso o peccio

Dettagli

Picea abies (L.) H. Karstens; Picea excelsa Link

Relativamene al polimorfismo della Picea abies, comunemente chiamato abete rosso o peccio, sono riconosciuti 3 morfotipi fondamentali.
1. Picea a pettine o Kammfichte, con chioma più o meno piramidale e con rami secondari penduli, particolarmente resistente ai carichi nevosi.
2. Picea a spazzola o Bürstenfichte, chioma più o meno ogivale con rami secondari ben suddivisi e circondanti i rami di ordine inferiore.
3. Picea a rami orizzontali o Plattenfichte, con chioma più o meno ogivale con rami secondari orizzontali, particolarmente resistente al carico da galaverna.
Questi fenotipi caratterizzati, sfumano in numerose forme intermedie che possono arrivare a cento forme.
Inoltre la specie Picea abies viene suddivisa per caratteristiche in due sottospecie: Picea abies (L.) H. Karst. subsp. abies, con areale Alpino-Balcanico e Picea abies (L.) H. Karst. subsp. obovata Hultèn, con areale Sarmatico-Baltico che si estende anche nella Russia Europea e Siberiana.
 

Descrizione

Picea abies (L.) H. Karst. subsp. abies, (include anche la forma alpestris) che si caratterizza per avere: rametti glabri o appena pubescenti, scarsa pelosità ghiandolare, rossicci o bruni, lucenti a cuscinetti molto rilevati; aghi lucenti lunghi 10-25 mm e disposti generalmente tutto attorno al rametto; gemme non resinose con perule inferiori non provviste di cuspide, strobili, lunghi 10-18 cm con squame rombico-ovate con apice tronco e eroso, chioma triangolare o ogivale.

Picea abies (L.) H. Karst. subsp. obovata Hultèn, che si differenzia dalla subsp. nominale per avere: rametti fittamente tomentosi nei solchi con peli ghiandolari di colore rossiccio o chiari, poco lucenti e con cuscinetti poco rilevati; aghi opachi, lunghi 10-18 mm, rari o assenti nella parte inferiore del rametto; gemme a volte resinose, con perule inferiori evidentemente cuspidate; strobili corti, lunghi 5,5-8 cm con aquame largamente obovate, arrotondate all'apice; chioma a profilo ogivale, molto appressata.
Le forme di transizione sono frequenti e diviene fondamentale il fattore corologico. Dagli ultimi aggiornamenti tassonomici (2005) quest'ultima subspecie è diventata una nuova specie: Picea obovata Ledeb.

Albero sempreverde di prima grandezza, raggiunge nelle migliori condizioni stazionali, 50 metri e occasionalmente anche 60 metri di altezza e circonferenze del tronco di 2 metri; è molto longevo potendo vivere anche oltre 500 anni. Recentemente è stato trovato un individuo nel Nord della Svezia vegetante da ca. 8500 anni.
Ha fusto dritto e slanciato che nelle migliori condizioni è quasi cilindrico per oltre 20 m, la chioma è di colore verde scuro, può avere profilo ogivale e da triangolare a quasi cilindrica, il cimale ha sempre la dominanza e anche in vecchiaia la cima ha forma di freccia.

La corteccia è sottile e rossastra nelle piante giovani, formata da squame membranacee; nelle piante adulte si forma un ritidoma di poco spessore, di colore grigio-brunastro formato da placche irregolari o rotonde, i cosiddetti soldini.

Il peccio ha rami di primo ordine corti mai molto grossi, quelli del terzo apicale sono ascendenti, quelli del terzo medio sono orizzontali tipicamente arcuati e quelli del terzo inferiore più o meno discendenti.
I rami di secondo ordine e i rametti giovani sono sottili sub glabri o fittamente pelosi di colore brunastro o anche giallastri-aranciati e possono essere penduli, orizzontali, ma a volte anche eretti, portano gemme coniche di circa 6 mm generalmente non resinose formate da perule bruno-rossastre riflesse.

Foglie, Fiori, Semi: le foglie sono chiamate aghi, persistono anche fino a 10 anni, sono lunghi da 15 a 25 mm, sono a sezione tetragonale, romboidale di colore verde scuro, lucidi o opachi, le linee stomatifere, 2 o 3 su ogni lato, più chiare, non sono molto evidenti.
Gli aghi sono caratteristicamente inseriti su “cuscinetti” rilevati che avvolgono il rametto; gli aghi sono dritti o incurvati verso l'alto, hanno la punta mucronata e leggermente pungenti ma anche arrotondata non pungenti, sono disposti generalmente tutto attorno al rametto ma anche rari o assenti nella parte inferiore.
I conetti maschili inizialmente rossastri, diventano gialli-rosati all'antesi, si trovano generalmente all'apice dei rametti dell'anno precedente e nel terzo superiore della chioma, sono disposti orizzontalmente o ascendenti su un corto peduncolo che si piegano verso il basso a fine antesi.
II conetti femminili si trovano all'apice dei rametti laterali nella parte più alta della chioma, sono sessili, cilindrici e di colore rosso cupo, eretti fino alla fecondazione, poi penduli. L'antesi avviene, a seconda del clima locale, da aprile a giugno.
Gli strobili sono generalmente cilindrici ma rastremati all'apice, possono essere dritti o incurvati mediamente da 10 a 18 cm., larghi 3-4 cm, quando immaturi sono verdi e a maturazione, durante l’autunno, diventano marroni; hanno squame sottili e coriacee, sono persistenti di forma varia ma più spesso rombiche con apice arrotondato o dentato, le brattee non sono visibili, sono lanceolate e dentate all'apice; ogni squama porta due semi bruni lunghi 3-5 mm con una faccia molto più convessa dell'altra, circondati da un'ala sottile e lucida.
Durante l'inverno avviene la disseminazione e gli strobili cadono interi, il seme non è dormiente ma la capacità germinativa si mantiene anche per due anni.
Il propagulo ha un ipocotile sottile e verde e porta da 6 a 11 cotiledoni lunghi 12-17 mm a sezione triangolare con linee stomatifere bluastre, le prime foglie vere sono a sezione tetragona sono inserite su cuscinetti biancastri e a differenza delle foglie definitive hanno i margini denticolati.
Come spesso avviene, anche nel peccio, la produzione del seme è tardiva nelle piante in bosco dopo i 40-50 anni di età, mentre è più precoce nelle piante isolate già a 20-30 anni.
La grande produzione di seme (pasciona), avviene generalmente ogni 3-5 anni a clima più temperato ma, ogni 8-10 anni nelle zone più fredde.
Un'altra possibilità di propagazione naturale dell'abete rosso è la propaggine e può avvenire quando i rami bassi vengono costantemente a contatto con il terreno dove radicano; questo avviene abbastanza spesso alle quote più elevate e nelle zone più fredde dove la neve piega i rami sul terreno per gran parte dell'anno e, visto che a quelle condizioni la produzione di semi è scarsa e rara, questo è uno dei suoi principali metodi di propagazione, formando così nuclei densi di rinnovazione con al centro la pianta madre.

il legno della picea è omomorfo e a occhio nudo non è distinguibile in alburno e duramen, ma si distingue bene da quello dell'abete bianco per la costante presenza di canali resiniferi che si trovano nel legno tardivo dell'evidente anello, che passa gradualmente da legno primaticcio a quello tardivo.
Il legno è di colore giallognolo, è poco pesante ed è tenero, formato da fibre lunghe, è facilmente lavorabile perciò largamente impiegato in falegnameria, nella costruzione di mobilio non di pregio e varie parti leggere e resistenti, non ha una grande durabilità agli agenti atmosferici, se non trattato.
Il legno del peccio ha un forte potere calorifico, dato dalla resina che contiene, ed è superiore anche al faggio, alle querce e al carpino.
L'apparato radicale è superficiale, raramente va oltre il mezzo metro di profondità anche in terreni profondi, è di tipo tabulare, può perciò svilupparsi anche in terreni molto superficiali e rocciosi dove può entrare negli interstizi della roccia migliorando la stabilità della pianta, ma anche e soprattutto questo elemento rappresenta un adattamento a suoli permanentemente ghiacciati in profondità (permafrost) approfittando così del poco suolo che si sgela nella corta stagione vegetativa.
Questa caratteristica lo rende particolarmente vulnerabile agli eccessi atmosferici in molte zone soggette a forti venti stagionali spesso dopo nevicate pesanti.
 

Distribuzione

L'areale del peccio, in tutte le sue varietà e forme, è vastissimo, nella sua zona più meridionale ha una notevole capacità di adattamento a quote molto diverse, è anche molto ubiquitario rispetto alla stazione di crescita diversificandosi così in numerose forme locali.
Il suo vastissimo areale va dai 5° di longitudine est delle coste atlantiche della Scandinavia, fino a 160°di longitudine est, attraverso tutta la Siberia fino al Mare di Okhotsk; dai 70° di latitudine nord nella Siberia e Fennoscandia, ai 44° sud, dell'Italia e ancora più a sud della penisola balcanica.
Nella riconosciuta sottospecie siberiana è la specie edificatrice della “Taiga” e il suo nucleo principale comprende la Russia settentrionale, la Fennoscandia e tutta la Siberia dagli Urali al Oceano Pacifico, anche Cina in Manciuria.

In Italia si trova sulle Alpi ad altitudini comprese tra gli 800 e i 2.100-2.300 metri. Forma estesi boschi puri, climax, che contraddistinguono la vegetazione forestale delle Alpi da quella degli altri monti italiani. Specie socievole, può associarsi al faggio, all'abete bianco fino a m. 1400-1600, oltre i 1800 al larice. Sugli Appennini se ne ritrovano nuclei relitti dell’ultima glaciazione presso il passo del Cerreto e Abetone, Picea di Campolino.

L'abete rosso è specie marcatamente continentale in particolare nelle sottospecie obovata e fennica, mentre è meno esigente nelle forme e varietà alpine dove sopporta anche climi suboceanici.
In Europa si possono distinguere tre settori corologici:
• Il settore sarmantico-baltico: il più vasto. Comprende la Fennoscandia, la Russia settentrionale fino agli Urali e forma prevalentemente foreste di pianura.
• Il settore ercinico-carpatico: dai Sudeti e la Selva Boema poi a nord nella Polonia meridionale fino alla cosidetta “disgiunzione polacca” dove inizia il settore sarmatico-baltico, a ovest nella Turingia e Selva Bavarese, a sud nei Carpazi fino alle selve Transilvaniche
• Il settore alpino-balcanico: che comprende tutte le Alpi e anche le due piccole stazioni relitte dell'Appennino settentrionale alla Foce di Campolino nella Foresta dell'Abetone e al Passo del Cerreto.
L'abete rosso caratterizza la fascia fitoclimatica del Picetum da cui prende il nome, però non è infrequente trovarlo anche, a diffusione naturale, nel Fagetum e nelle vallate fresche nella fascia propria del Castanetum anche a 300-400 m di quota nelle Alpi Orientali, nel Canton Ticino e Alpi Lombarde, dove l'alta nebulosità estiva, smorza la calura; analogamente avviene per la quota massima, che viene raggiunta nelle Alpi Occidentali a circa 2200 metri, mentre scende in quelle Orientali dove raggiunge, nelle migliori condizioni, al massimo i 1800 m.
L'abete rosso è specie molto resistente alle basse temperature, tanto da essere considerato specie microterma, ha una certa sensibilità alle gelate molto tardive che si possono avere nel mese di giugno allorché emette i primi germogli, ma molto meno del Abete bianco ed ancor meno del Faggio.
Nei climi suboceanici del centro Europa e nei versanti sud delle Alpi meridionali, a quote basse, viene limitata la sua diffusione dalle temperature estive alte, che invecchiano precocemente la specie, la formazione di larghi anelli di accrescimento deprezzano notevolmente la qualità tecnologica del legno e lo rendono più soggetto ad attacchi parassitari, patogeni radicali e stroncamenti. Queste sofferenze vengono evidenziate anche dalla formazione, nel legno, di tasche resinifere ed anche la fuoriuscita dalla corteccia di tronco e rami, di colate di resina; oltre a questo viene anche a mancare l'auto potatura dei rami bassi, producendo tronchi con diffusi nodi passanti.
Esige una certa umidità atmosferica nel periodo vegetativo e buona piovosità ben distribuita; specie eliofila alle alte quote, diventa intermedia nel piano montano e montano inferiore, ma mai sciafila come in Abete bianco o Faggio.
Ha accrescimento lento da giovane, poi diviene più rapido e si mantiene costante fino alla senescenza. L'arresto della crescita e l'entrata in dormienza sono regolati dal fotoperiodo. I semenzali più meridionali entrano in dormienza con 15 ore di luce mentre quelli più settentrionali con 21 ore di luce.
Riguardo al terreno le sue preferenze, nelle Alpi meridionali, sono i terreni freschi (Rendzine=Leptosols) provenienti da arenarie e scisti, ma non ha particolari impedimenti su terreni a matrice calcarea o fortemente acida e torbosa purché non sommersi per lungo periodo.

Le sue caratteristiche ecofisiologiche climaciche peculiari, con la differenziazione in molte forme ma soprattutto in ecotipi, suggerisce l'assoluto uso nelle piantagioni di provenienze naturali locali. Specie molto socievole, e in Italia l'abete rosso forma estese foreste pure, nelle classi Vaccinio-Piceetea nell'ordine Vaccinio-Piceetalia anche con larice, cembro, pino uncinato e mugo, arbusti silicicoli subalpini a ginepro nano ed ericacee; specie caratteristiche sono Homogyne alpina, Larix decidua, Orthilia secunda, Picea abies, Pyrola minor, Vaccinium vitis-idaea.
In condizioni ecologiche adatte, si associa ad Abete bianco con o senza Faggio nelle alleanze Piceion abietis formazioni mesofile montane, le specie caratteristiche sono: Calamagrostis villosa, Luzula luzulina, Melampyrum sylvaticum, Moneses uniflora, Viola biflora.
In questa alleanza si possono distinguere due suballeanze: la Rhododendro - Vaccinenion che include le foreste subalpine e la Abieti - Picenion, che sono le peccete montane. Numerose poi, sono le associazioni che si differenziano per diversità fisioecologiche e altitudinali sull'Arco Alpino.
 

Localizzazione del taxon

In Trentino è la specie arborea più comune ed è diffusamente presente naturalmente e artificialmente su tutto il territorio forestale rappresentando circa il 60% di tutta la fustaia con popolamenti puri o misti con L. decidua, A. alba, Fagus sylvatica e, più raramente, P. cembra e P. mugo a quote elevate.

Osservazioni progetto ACE-SAP

Questa specie appartiene alle più diffuse conifere delle Alpi, e in Trentino coprono oltre il 50% dell'intera superfice provinciale.

I dati genetici di confronto con il Pinus taeda, disponibili all'Università di Davis, uno dei partner del progetto, ci permettono di velocizzare il lavoro di genopizzazione dei caratteri adattativi di tutte queste importanti pinacee.

Vegetando spesso in boschi misti, ci permettono di analizzare le reciproche relazioni ecologiche adattative sotto condizioni di cambiamento climatico.